Diavolo d'un cardinale by Silvia Giacomoni & Carlo Maria Martini

Diavolo d'un cardinale by Silvia Giacomoni & Carlo Maria Martini

autore:Silvia Giacomoni & Carlo Maria Martini [Giacomoni, Silvia & Martini, Carlo Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2021-03-14T23:00:00+00:00


85

Milano, 5 gennaio 1995

Caro padre Martini,

ecco il verbale della nostra intervista.

CMM. Non rileggo mai i miei scritti. Temo, rileggendoli, di rivivere la sofferenza che ho provato scrivendoli. Non ho facilità nello scrivere e, stendendo i saggi, soffrivo soprattutto la fatica del sintetizzare l’enorme quantità di materiale che avevo dovuto vagliare. Quanto agli esercizi spirituali – che detto, non scrivo – la sofferenza è d’altro tipo, connessa all’horror vacui che mi prende all’inizio, fino a che non raggiungo una certa orgè – significa ira – uno stato di necessità a parlare, che nasce da una emozione interiore e dura fino a che si coagula nella forza di comunicare.

GIACO. Per questo allora sono tanto disuguali gli esercizi. La qualità del suo dire dipende anche da chi li riceve.

CMM. Certo, dipende dalle situazioni. Nell’ultimo corso che ho tenuto, su Matteo, sono stato molto trascinato dall’ascolto dei preti ambrosiani. In altre circostanze uno si sente tanto inadeguato che dice solo parole. Ma un altro motivo mi trattiene dal rileggere i miei libri. Istintivamente, quando ho terminato una cosa, la metto da parte. Penso capiti la stessa cosa a chi dipinge un quadro, che appena l’ha terminato lo dimentica perché vuole dipingerne un altro. Insomma, non faccio la fatica di rivedere le cose che escono con la mia firma, ma domani sono quindici anni dalla mia ordinazione episcopale e ciò stimola in me la curiosità di specchiarmi nella scelta dei miei scritti fatta da un altro.

GIACO. Ma lei che cosa avrebbe scelto?

CMM. Viene da non scegliere nulla, perché il più bello è ancora da dire. Anche da questi miei atteggiamenti si capisce che non sono uno scrittore di vocazione, che sono stato portato a scrivere dalle circostanze. E poi, la gran parte di questi “scritti” è di dizione orale!

GIACO. Forse lei idealizza talmente lo scrivere, ha un modello talmente alto...

CMM. La Scrittura è il modello. Lì tutto è così denso, che al paragone le nostre cose sono un po’ mollicce, raffazzonate.

GIACO. Alcune sue cose sono invece molto belle. La sua tesi di laurea all’Istituto Biblico, lo studio sul codice B della Vaticana. È scritto benissimo, con suspense. Un lavoro da detective. Prende in esame e a uno a uno sbaraglia tutti quelli che prima di lei lo hanno studiato. E ne anticipa di due secoli la datazione. Purtroppo, da un lavoro filologico del genere, con tutti quei termini greci, non ho potuto estrarre niente per l’antologia.

CMM. Sono stato molto fortunato con quel lavoro, è stata una scoperta felice. Uno ha un’intuizione e da lì passa a stabilire le condizioni di verifica, poi procede finché l’ipotesi appare verificata. L’intuizione mi fu passata da Ernst Haenchen, un grande professore, protestante, che mi invita un giorno a prendere il tè. Era il giugno del ’65, io studiavo critica testuale all’Università di Münster, in Germania, e preparavo la mia tesi di laurea per l’Istituto Biblico lavorando sulle citazioni che fa Giustino degli scritti sacri e dei vangeli, per capire quale diffusione avessero avuto nel II secolo. Era appena uscito



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